Il 5 maggio del 1821 muore a S.Elena Napoleone. Lo stesso giorno di tre anni prima, nel 1818, nasce a Treviri Karl Marx.
A parte tale coincidenza, ai più sembra che tra i due non vi sia alcun punto di contatto. Né storica, né culturale, tantomeno ideologica.
È chiaro che addentrarsi in una disamina delle enormi complessità che si celano nelle pieghe delle vite del fondatore dell’impero e del padre del comunismo è un lavoro immane, a fare il quale non sono neanche certo di essere all’altezza. Cionondimeno qualche piccolo sfizio, nel lanciarci in spericolate acrobazie sul trapezio della cultura sperimentale, possiamo togliercelo.
Non è vero che i due ragazzi non ebbero un qualcosa che li avvicinasse, un fil rouge che in qualche modo rappresentasse un piccolo legame che li mettesse in contatto.
Il suo nome era Giorgio Guglielmo Federico Hegel, nato a Stoccarda il 27 agosto 1770, padre dell’idealismo, fonte di pensiero dal quale è nata tutta la filosofia moderna sia di destra che di sinistra dalla quale, a sua volta, sono state generate le principali ideologie che hanno governato la politica del XX secolo.
Insomma il più grande filosofo dell’era moderna.
Hegel su Napoleone si esprimeva così: “I professori tedeschi di diritto pubblico non tralasciano di scrivere una quantità di opere sul concetto di sovranità e sul significato degli atti della Confederazione (del Reno). Ma il più grande professore di diritto pubblico risiede a Parigi”.
La più importante opera di Hegel, la “La feomenologia dello spirito”, ha al suo centro l’imperatore di Ajaccio. L’opera Hegeliana, che viene universalmente considerata la “bibbia” di tutto quel che venne dopo, è totalmente ispirata alla figura di uomo di stato di Napoleone. La leggenda vuole sia stata completata dal filosofo proprio la notte della battaglia di Jena.
Vi chiederete come si arriva da tutto questo al padre del Comunismo.
Ci arriviamo.
Il capitolo centrale della summa Hegeliana è centrato sul superamento, da parte della rivoluzione francese, del vecchio ordine e sul conseguente superamento del sistema rivoluzionario da parte del nuovo ordine napoleonico.
Insomma una triangolazione a tutti gli effetti.
Attraverso il terrore rivoluzionario, l’uomo raggiunge finalmente la sintesi finale che lo appaga definitivamente.
Orbene tale parte della “Fenomenologia” ebbe anche tanta influenza sul giovane Marx il quale, inutile a dirlo, era nei primi anni un Hegeliano convinto. Successivamente pur aprendo il suo pensiero ad una forma di criticismo nei confronti del padre dell’idealismo, riguardo per esempio al concetto di “religione della proprietà privata”, non rinuncia a riconoscerne grandi meriti.
Se nel complesso la critica marxiana verte soprattutto sul rapporto tra società civile e Stato, il merito di Hegel, secondo Marx, è quello di avere concesso spazio alla società civile, differenziandola dalla società politica che si incarnava nello Stato.
Non vi sfuggirà da queste poche e povere righe che c’è tanto Hegel in Marx, ma c’è anche tanto Napoleone in Hegel.
Ed ecco che quel fil rouge di cui vi parlavo vien fuori alla distanza e partendo da un dito dell’Empereur, fa un doppio giro attorno alla vita di Hegel, per finire nella mano di Karletto.
C’est la vie.